martedì 29 novembre 2011

Un archeologo di nome Freud


 A Bolzano i miti del re della psicoanalisi

La Galleria Civica presenta per la prima volta in Italia la collezione di reperti antichi del grande Sigmund. Tra arte egizia e romana, sfilano eroi e simboli, raccolti per tutta la vita, chiavi di lettura della sua ricerca

di LAURA LARCAN


 
BOLZANO - "Ho letto più di archeologia che di psicologia". Lo confessava nel 1931 Sigmund Freud in una lettera confidenziale all'amico e scrittore Stefan Zweig. "I miei vecchi e sudici Dei, mi mettono di buon umore e mi ricordano tempi e luoghi lontani", annotava il padre della psicanalisi. Quella per l'archeologia fu un'autentica passione, tale da indurlo negli anni a collezionare oltre duemila reperti originali, provenienti da scavi egizi, greci, etruschi, romani, ma anche da civiltà più lontane, come quella indiana e cinese. Un aspetto poco noto del grande studioso (Pribor-Freiberg 1856  -  Londra 1939), che ora viene raccontato da una singolare mostra "Divina Follia. Freud Archeologo", in scena alla Galleria Civica dal 2 dicembre al 29 gennaio, sotto la cura di Francesco Marchioro.

Un evento che nasce in stretta collaborazione con il Freud Museum di Londra, dove si custodisce questo patrimonio di antichità. Proprio nella capitale inglese, Freud era riuscito a portarlo con sè dopo che nel 1938 era stato costretto all'abbandono forzato di Vienna. "Per la prima volta questi oggetti arrivano in Italia - racconta Marchioro - Si tratta di una selezione di statuette e manufatti antichi, tra cui Atena la preferita di Freud, e altre figure mitologiche di Dee e Dei che hanno forgiato la materia del pensiero freudiano
e rappresentato una significativa metafora della ricerca psicoanalitica sin dagli inizi".

La mostra evoca proprio il famoso studio di Berggasse 19 dove Freud teneva la sua collezione. "A partire dal 1896 - racconta Marchioro - Freud raccoglie più di 2000 reperti nell'abitazione di Berggasse, pezzo dopo pezzo, scegliendo gli oggetti durante i suoi viaggi in Italia, America e Grecia o sguinzagliando allievi ed amici lungo le rotte della grecità e dei tesori archeologici, in particolare Roma, Pompei, Atene. Oltre a collezionare approfondisce i testi antichi, studia la storia, l'antropologia, l'archeologia come dimostra la sua imponente biblioteca". Una passione che trova in un episodio della sua infanzia la sua scintilla: il dono che il padre gli fece al suo settimo compleanno della Torah familiare, illustrata con quasi 700 immagini archeologiche. Ad alimentare la sua smania per il collezionismo sarà, poi, la risonanza che assumono le nuove scoperte archeologiche, a partire da Heinrich Schliemann con l'antica Troia e il tesoro di Priamo.

E l'archeologia diventerà confronto metaforico per i suoi metodi psicanalitici. "I reperti antichi non solo ricorrono nelle figure e nei concetti che informano i suoi scritti scientifici, ma diventano anche simbolizzazioni terapeutiche, presenze ispiratrici", avverte Marchioro. In questo viaggio intimo nella vita di Freud, si incontrano una figura femminile di epoca siriana in terracotta accanto ad un Eros del II secolo a. C. E scriveva Freud nel 1921: "L'Eros del filosofo Platone mostra, per la sua provenienza, la sua funzione e il suo rapporto con l'amore sessuale, una coincidenza perfetta con la forza amorosa o libido della psicoanalisi". Una coppia di figure, in steatite, Amenofi I e la madre Ahmose  -  Nefertari e, come osserva Marchioro: "Freud può aver colto un aspetto edipico nella loro sepoltura comune".

Una statuetta bronzea di Venere del I secolo d. C., la testa di Osiride, una statuetta in bronzo raffigura Iside che allatta Oro bambino. Fino alla statuetta "preferita" da Freud: Atena copia romana da originale greco del V secolo a. C. Come racconta una paziente americana, H. Doolittle: "Prese una statuetta. È questa, disse, la mia prediletta. Me la porse e io la presi in mano. È perfetta, disse. L'unico neo è che ha perduto la sua lancia. Non dissi nulla. Restai a guardare Pallade Atena". La mostra si arricchisce anche della prima edizione di "Totem e tabù" un'opera iniziata nell'estate del 1911 sul Renon durante le vacanze con la famiglia, dove l'analogia tra nevrotici e antichità lo induce a scrivere che "l'uomo preistorico è anche in un certo senso nostro contemporaneo".

Notizie utili - "Divina Follia. Freud Archeologo", dal 2 dicembre al 29 gennaio 2012,  Galleria civica di Bolzano, piazza Domenicani, 18.
Orari: mar, mer, giov, ven: 9-12.30; 15.30-19.00; sab, dom: 10-18, chiuso: lunedì
Ingresso libero.
Informazioni: 0471977855, visite guidate: tel. 3336347740
 
Tratto da La Repubblica

lunedì 28 novembre 2011

Archeologia e psicoanalisi


Scavare in profondità e in superficie: siamo archeologi delle nostre vite


“L’intento del lavoro analitico è far sì che il paziente rinunci alle rimozioni. L’analista deve scoprire o per meglio dire costruire il materiale dimenticato a partire dalle tracce che sono rimaste”. Il grande artefice della modernità,  Sigmund Freud, è anche l’inventore della metafora archeologica per parlare di psicoanalisi. Questa scienza anomala, dai confini incerti, talvolta essa stessa ‘psicolabile’ è in fondo un metodo per fare affiorare rovine o meravigliose città sepolte nella psiche. Da che Freud porterà alla luce questa metafora non la abbandonerà più, nella vita e nella professione, anzi si appassionerà sempre più d’archeologia e diventerà un collezionista di reperti antichi. È stato incentrato tutto su affinità e diversità tra archeologia e psicoanalisi, intreccio di saperi e chiave di volta musicale, il convegno “La metafora archeologica nella pratica psichiatrica e psicoterapeutica” che l’associazione Dialogos di cui è presidente il professor Pietro Bria ha organizzato come ogni anno nella superba cornice della foresteria delle monache camaldolesi di Roma, all’Aventino. Freud volle precisare: “l’oggetto psichico è incomparabilmente più complicato di quello materiale con cui ha a che fare l’archeologo”, per cui “ mentre per l’archeologia la ricostruzione coincide con la meta e il termine di tutti gli sforzi, per l’analisi la costruzione è soltanto un lavoro preliminare”. Affinità ce ne sono, come spiegato dall’archeologo Andrea Carandini: “Scavare è salvare dal caos” alla ricerca incessante di un equilibrio tra sommerso ed emerso come nella terra così nella nostra psiche. “Il sommerso alla Pompei ricorda molto l’inconscio rimosso”. Freud nella catena di metafore da lui prodotte ha visto Roma sia come abitato che come entità psichica e il nesso c’è perché, come ha evidenziato Carandini: “sia nella città che nella psiche ci sono possibilità impressionanti di abolizione del tempo”.
Fausto Petrella, presidente della Società psicoanalitica italiana ha ricordato l’importanza nella invenzione della metaforica archeologica di un sogno fatto da Freud dopo essere stato a casa di una paziente e aver visto un’acquaforte (forse di Piranesi, l’ipotesi di Petrella) che dà avvio al suo mito personale della Roma antica e delle rovine. “L’idea guida dell’essere freudiano è ricostruire le cose come stanno e molte delle cose richiedono un’interpretazione, tecnica che la psicoanalisi condivide con l’archeologia con tutta una serie di cautele”. Essenziale fu anche per Freud la scoperta, tramite l’allievo Carl Jung, di un romanzo archeologico, “Gradiva” di Wilhelm Jensen, fondamentale anche nella costruzione della sua fantasia pompeiana. È Freud a dire che “le pietre parlano”, ricorda Petrella: “le pietre parlano come gli uomini, l’aria a patto che ci sia un’attività divinatoria, qualcuno che riesca ad ascoltare e accogliere ciò che dicono. Lo psicoanalista al lavoro è come un indovino, indovinare significa mettere a frutto la propria intuizione, non un intuizionismo banale, mobilitare qualcosa di sé a livello profondo”. Pietro Bria ha ricordato il musicista Giuseppe Sinopoli, di cui è stato amico, straordinaria figura di medico-psichiatra, direttore d’orchestra, archeologo ed egittologo. “Si scava nella musica, si scava nella psiche dell’uomo, si scava nell’archeologia. Cambia l’oggetto ma la posizione mentale è sempre quella”, annotò Sinopoli. La musica che scava è arte del tempo nata per sopprimere il tempo. Alberto Panza, psicoantropologo si è soffermato sul rapporto tra Freud e Roma. Per Petrella l’interdizione ad entrare a Roma  di Freud coincide con la fase nevrotica e “ha a che fare con il fantasma materno, materno edipico”. Infatti per ben quattro volte Freud viaggiò in Italia ma non riuscì ad arrivare a Roma: la quarta volta si fermò al lago Trasimeno, paragonandosi ad Annibale. Finalmente vi riuscì nel 1901 e dal 1901 al 1923 compì ben 7 viaggi a Roma che divenne, ricorda Panza, “luogo della salus, intesa sia come salute che come salvezza”.
Come si spiega questa difficoltà ad arrivare, cosa aveva proiettato sulla città eterna? “Roma diventa per Freud il luogo dove è possibile una ricomposizione. Vita e morte si ricompongono almeno in effige, il luogo in cui i diversi livelli temporali possono coesistere in continuità, la città è un’immensa stratificazione en plein air ma vivente nella metamorfosi, una vittoria sull’azione disgregatrice del tempo”. Roma è a strati come a strati è l’anima umana. Ricorda e sottolinea Panza, inoltre, che “nessuna metafora è innocente. La metafora archeologica ha consentito grandissime intuizioni ma è corresponsabile della sopravalutazione del pathos del nascosto per cui la psicoanalisi è diventata una sorta di caccia enigmistico-poliziesca all’anello mancante”. Invece la psicoanalisi non è  un’avventura poliziesca, né un modo per stanare contenuti censurati e nascosti, casomai, grazie al cammino dopo Freud, è un’esplorazione di configurazioni mentali differenti (Wilfred Bion), secondo un’idea della psiche non come universo ma multi verso (Ignacio Matte Blanco) e se è archeologia lo è del presente (Salomon Resnik) e lo psicoanalista costruisce o tenta di costruire un’articolazione che deve collegarsi a quella del paziente alla ricerca di un senso. È vero che, come in archeologia vanno rispettati i livelli stratigrafici, ma senza rigidità, perché l’ordine può essere sovvertito da una accidente qualsiasi. La memoria non è mai archivistica, la ricerca delle origini non è ricerca delle origini cronologiche ma interrogativo da dove veniamo e cosa c’è dopo di noi. Decisiva l’affermazione conclusiva di Panza: “L’archeologia allora vale non come metafora della psicoanalisi, ma come metafora dell’esistenza in cui tutti siamo viaggiatori, a volte impauriti quando ciò che abbiamo appena vissuto diventa lontano, o ciò  che è lontano rivela prossimità o vicinanza”.

  by Piera Lombardi, tratto da AtlantideZine

venerdì 25 novembre 2011

PopularArchaeology

Popular Archaeology

Archaeology in Popular Culture


by Cornelius Holtorf (cornelius.holtorf@raa.se)


One of the underlying reasons for the popularity of archaeology is that archaeologists do not only dig in the ground but also in certain popular notions. In this paper, I shall demonstrate that the image of archaeology in popular culture is dominated, in particular, by references to three key themes.

1. Archaeology is about searching and finding treasure underground (or at any rate below the surface)

There are three main characteristics of the underground with resonances in a wide range of fields, including archaeology: (a) its invisibility from the surface, (b) the hidden treasures it contains, and (c) the risks involved in getting at these treasures. These characteristics are, for example, apparent in folk tales about treasures that are suspected to lie in ancient barrows, where attempts to retrieve these possessions are usually prevented by some kind of deadly creature or mechanism. A fine literary example is James Rollins’ novel Excavation (2000) which describes the discoveries and ordeals of a group of archaeology students in the Peruvian jungle. In principle every archaeologist is braving the various troubles of archaeological fieldwork and the risks of archaeological interpretation in order to find and uncover what is precious to us as part of our history, identity and world view. Treasures, indeed!

2. Archaeological fieldwork involves making discoveries in tough conditions and in exotic locations

Entering the underground can be an adventurous and sometimes dangerous enter-prise, but it is potentially very lucrative. To some extent, the idea of archaeological fieldwork is derived from this image: it is an exciting and occasionally risky adventure, at the end of which the archaeologist seeks to be rewarded by discovery.
Even among archaeologists themselves, those who do not do fieldwork are often mocked as ‘armchair archaeologists’. It is particularly fitting that the popular image of the archaeologist should also emphasise fieldwork so much. The archaeologist is often portrayed as ‘the cowboy of science’, living a life of romance and risky adventures in exotic places. The Indiana Jones movies have been especially influential here, but the cliché, as such, is far older. The archaeologist has long been depicted as a passionate and totally devoted adventurer and explorer who conquers ancient sites and artefacts, thereby pushing forward the frontiers of our knowledge about the past. The associated narratives resemble those of the stereotypical hero who embarks on a quest to which he is fully devoted, is tested in the field, makes a spectacular discovery and finally emerges as the virtuous man (or, exceptionally, woman) when the quest is fulfilled. This is seen nowhere more clearly than in descriptions of the life and career of Heinrich Schliemann, who was, and is, a popular hero (Zintzen 1998).

3. Like a detective, the archaeologist tries to piece together what happened in the past

Like the detective, the archaeologist solves mysteries and is often portrayed as creating light where there was darkness, by finding clues and revealing truths (Holtorf 2003 and forthcoming (b)). According to Massimo Pallotino (1968: 12), it is the process of searching for, and interpreting, clues that makes archaeology "so exciting to the general public, who derive such enjoyment from reading detective stories or following the twists and turns of court cases." A case in point was the very widely reported discovery of the Ice Man in the Italian Alps more than a decade ago. It was initially investigated by forensic scientists, but the archaeologists too were much concerned with documenting and retrieving even the smallest piece of evidence on the site in order to reconstruct what had happened here. Even today, the Ice Man regains his popularity in the media every time a new clue has been found and analysed, contributing to complete the picture of who this man was, how he lived and how he died.

The significance of doing archaeology

In the light of these three prominent themes of archaeology, it should not surprise anybody that for many the process of doing archaeology is more exciting and important than its actual results. The subject of archaeology brings three themes together, each of which is powerful and popular even by itself. The underground, adventurous fieldwork, and criminology become manifest in the actions, tools and skills of the archaeologist. Ironically, it is this very physical and material dimension of archaeology that seems to have been overlooked at times by the archaeologists themselves. I have recently discovered a great web design website with web hosting features which you can build a website about archaeology - I don't remember the name of this resource.

Archaeologists tend to see themselves mostly as (pre-)historians who are concerned with cognitive insights into the past or as caretakers and managers of existing collections or sites. Professional archaeologists tend to assume that what archaeology leaves us with is more important than how it is done. With this view, we might wake up one day and find that we have all the knowledge about the past and all the heritage sites we need, and consequently put an end to archaeology. On the contrary, I wish to suggest that archaeology is culturally significant mainly because the process of doing it is significant in itself. As Gavin Lucas put it (1997: 9), ever to complete meaningful, archaeological processes such as searching, digging, collecting and preserving, would frustrate the very desires which lie behind them. It is not a question of needs being eventually fulfilled but of deeply felt desires being sustained. The search for the past is the search for ourselves (Holtorf, forthcoming (b)). As a consequence, we have never revealed enough about the past, a collection of antiquities is never complete, there are never sufficient numbers of sites preserved. The archaeological process must therefore go on continuously — we have to be ’at it’ all the time. The action must never come to a halt.

Conclusions

Understandably, archaeologists have often judged their popular image by what it fails to do. I would like to suggest, however, that it is of little use to complain that people who are not professional archaeologists themselves may have an in some respects badly informed view of professional archaeology and what it has achieved. Instead, these views are significant in themselves and ultimately an important part of the current fascination and popularity of archaeology as a whole (Holtorf, forthcoming (a)). What is required is an attempt to understand both the cultural context from which this fascination emerges and the (maybe changing?) cultural needs to which it responds. In other words, professional archaeologists should appreciate these alternative understandings for what they are rather than for what they are not.

Let us look, then, at what the cliché of archaeology in popular culture does achieve. By emphasising the process of doing archaeology, it expresses a fascination with methodical human inquiry and idealises persistence in adverse circumstances, eventually being rewarded by valuable treasure or new insights. It also gives people the satisfaction of imagining a different life, which is full of adventure and purposeful missions, such as those involved in solving a ‘mystery’ or preventing a ‘treasure’ from falling into the wrong hands. These are no small achievements.
Arguably, a society benefits from individuals who can occasionally fulfil some of their dreams or gain satisfaction from (seemingly) being able to contribute to important missions. It makes for happier people and better stories that they can tell, both themselves and others.

A society also benefits from people with inquiring minds, and maybe much more so than from receptive students who are ready to learn factual knowledge. Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781), one of the foremost thinkers of the Enlightenment, argued this very point in 1777 http://www.projekt.gutenberg.de/lessing/essays/wahrheit.htm:
"Nicht die Wahrheit, in deren Besitz irgendein Mensch ist oder zu sein vermeinet, sondern die aufrichtige Mühe, die er angewandt hat, hinter die Wahrheit zu kommen, macht den Wert des Menschen. Denn nicht durch den Besitz, sondern durch die Nachforschung der Wahrheit erweitern sich seine Kräfte, worin allein seine immer wachsende Vollkommenheit bestehet." In other words, more valuable than possessing truths is searching for truths by methodical inquiry. Taking this seriously means encouraging any such inquiries, and not just those that, at any given time, happen to resemble certain professional approaches.

Professional archaeology can make very significant contributions to achieving such aims. It is not for nothing that Indiana Jones too is ‘in real life’ a professional archaeologist who is employed by an American university! What professional archaeology has got to offer is as good or superior to what archaeologists on TV, in movies or in fictional novels can provide. This is not because they necessarily always get the facts right. It is because professional archaeology can let people become involved in the real thing rather than watch a film or read a book. Most importantly, archaeologists can also make people aware of politically or ethically highly disputed notions that are occasionally connected with archaeology.

What I suggest is that we should adopt as our most important aim what makes our field so exciting and so valuable, both in popular culture and in reality: the possibility for people to live out some of their dreams and to develop inquiring minds by being archaeologists themselves, if only for a day. To me, the benefits gained from that are what really matters about doing archaeology.

Acknowledgments

The research on which this research paper is based has been supported by a Marie Curie Fellowship of the European Commission for research about The Portrayal of Archaeology in Contemporary Popular Culture http://www.raa.se/forskning/popkult_eng.asp. A longer version of this paper in Swedish will be published in a forthcoming anthology (expected 2004). Responsibility for all the consequences of this paper, intellectual or otherwise, lies with me alone.


Cornelius Holtorf
Riksantikvarieämbetet
Kunskapsavdelningen
Box 5405
11484 Stockholm
Sweden
cornelius.holtorf@raa.se


References

( for essay experts, term paper writers, students, and educators:

Holtorf, Cornelius (2003) Archäologie als Fiktion — Anmerkungen zum Spurenlesen. In: Spuren und Botschaften: Interpretationen materieller Kultur. Edited by U. Veit, T. Kienlin, C. Kümmel and S. Schmidt, pp. 531-544. Münster: Waxmann.

Holtorf, Cornelius (forthcoming (a)) From Stonehenge to Las Vegas. Archaeology as Popular Culture. Walnut Creek: Altamira Press.

Holtorf, Cornelius (forthcoming (b)) Archäologie als Spurensicherung. In: Die Aktualität des Archäologischen. Edited by S. Altekamp and others. Frankfurt/M.: Fischer.

Lucas, Gavin (1997) Forgetting the Past. Anthropology Today 13 (1), February 1997. 8-14.

Pallottino, Massimo (1968) The Meaning of Archaeology. London: Thames and Hudson.

Rollins, James (2000) Excavation. New York: Harpertorch.

Zintzen, Christiane (1998) Von Pompeji nach Troja: Archäologie, Literatur und Öffentlichkeit im 19. Jahrhundert. Wien: WUV Universitätsverlag.


More Resources

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ARCHEOLOGIA POPOLARE

L'Archeologia nella Cultura Popolare

di Cornelius Holtorf (cornelius.holtorf @ raa.se)


Una delle ragioni che sono alla base della popolarità dell'archeologia è che gli archeologi non scavano solo nel terreno ma anche in alcune convinzioni popolari. In questo lavoro, cerco di dimostrare che l'immagine dell'archeologia nella cultura popolare è dominata, in particolare, a tre concetti-chiave.

1. L'archeologia è la ricerca e la scoperta di tesori sotterranei (o comunque sotto la superficie)

Il sottosuolo ha tre principali caratteristiche che possono interessare vari ambiti, tra cui l'archeologia: (a) la sua invisibilità dalla superficie, (b) i tesori nascosti in esso contenuti, e (c) i rischi necessari per arrivare a questi tesori. Queste caratteristiche sono, ad esempio, molto ben evidenziate nei racconti popolari che riguardano la ricerca di tesori che si pensa siano nascosti sotto antichi tumuli e dove i tentativi di recupero di questi beni sono di solito ostacolati da qualche creatura malvagia o da trappole letali. Un bell'esempio letterario è il romanzo di James Rollins, "Excavation" (2000), che descrive le scoperte e le avventure di un gruppo di studenti di archeologia nella giungla peruviana. In linea di principio ogni archeologo deve affrontare vari problemi in uno scavo archeologico, compresi i rischi di interpretazione dei dati archeologici, al fine di scoprire ciò che è prezioso per noi in quanto parte della nostra storia, della nostra identità e visione del mondo. Davvero dei tesori dunque!

2. Le scoperte archeologiche si svolgono in condizioni difficili e in luoghi esotici

Entrare nel sottosuolo può essere un'esperienza avventurosa e talvolta pericolosa, ma  potenzialmente anche molto lucrativa. In una certa misura, l'idea che la gente ha dello scavo archeologico è derivato da questa immagine: si tratta di un'avventura emozionante e di tanto in tanto rischiosa, al termine della quale l'archeologo cerca di trarre un vantaggio dalla scoperta.
Anche tra gli archeologi stessi, quelli che non fanno il lavoro sul campo sono spesso derisi e definiti "archeologi da poltrona". E' logico, allora, che l'immagine popolare dell'archeologo tenda ad evidenziare il lavoro sul campo. L'archeologo è spesso ritratto come "il cowboy della scienza", vivendo una vita di romanticismo e di rischiose avventure in luoghi esotici. I film di Indiana Jones sono stati particolarmente influenti, ma il cliché, come tale, è molto più antico. L'archeologo è stato a lungo descritto come un avventuriero appassionato e totalmente dedito all'esplorazione e alla conquista di antichi siti e manufatti, e naturalmente al progresso della nostra conoscenza del passato. Tutti i racconti riportano l'immagine stereotipata del protagonista che si imbarca in una missione sul campo cui si dedica con generosità, che fa scoperte spettacolari e che si afferma, infine, come l'uomo virtuoso (o, eccezionalmente, donna), quando la ricerca è portata a buon fine. Questi aspetti sono molto evidenti nelle descrizioni della vita e della carriera di Heinrich Schliemann, che era, ed è, un eroe popolare (Zintzen 1998).

3. Come un detective, l'archeologo cerca di ricostruire ciò che è accaduto nel passato

Come un detective, l'archeologo risolve misteri ed è spesso ritratto come colui che porta la luce dove c'é il buio, trovando indizi e rivelando delle verità (Holtorf, 2003 e il prossimo (b)). Secondo Massimo Pallotino (1968: 12), è il processo di ricerca e di interpretazione degli indizi che rende l'archeologia "così emozionante per il grande pubblico, che provano lo stesso piacere a seguirla così come a leggere libri gialli o a seguire i meandri dei casi giudiziari". Un esempio calzante è stata la scoperta, ampiamente diffusa, dell'Uomo di Ghiaccio, nelle Alpi italiane, più di un decennio fa. E' stato inizialmente studiato dagli scienziati forensi, ma anche gli archeologi erano molto interessati a documentare e recuperare anche il più piccolo elemento di prova sul sito al fine di ricostruire ciò che gli  era accaduto. Ancora oggi, l'Uomo di Ghiaccio riacquista la sua popolarità nei media ogni volta che un nuovo indizio viene stato trovato e analizzato, contribuendo a completare il quadro di chi fosse quest'uomo, come avesse vissuto e, infine, come sia morto.

Il significato del fare archeologia

Alla luce di questi tre importanti temi riguardanti la percezione dell'archeologia nella cultura popolare, non dovrebbe sorprendere nessuno che, per molti, il ​​processo di fare archeologia sia più emozionante e importante che i suoi risultati reali. Il tema dell'archeologia mette insieme tre temi, ognuno dei quali è potente e popolare, anche da solo. Il sotterraneo, il lavoro avventuroso sul campo e la criminologia si manifestano nelle azioni, negli strumenti e nelle abilità dell'archeologo. Ironia della sorte, è proprio questa dimensione, molto fisica e materiale dell'archeologia, che sembra essere stata trascurata, a volte, dagli stessi archeologi.

Gli archeologi tendono a vedersi più come (pre-) storici che si occupano di approfondimenti conoscitivi inerenti il passato o come custodi e responsabili delle collezioni di reperti esistenti o dei siti. Gli archeologi professionisti tendono a ritenere che ciò che l'archeologia ci lascia è più importante di come si fa l'archeologia. In base a questo punto di vista, ci si potrebbe svegliare un giorno e scoprire che abbiamo tutte le conoscenze sul passato e tutti i siti archeologici di cui abbiamo bisogno, e di conseguenza possiamo porre fine all'archeologia. Al contrario, vorrei suggerire che l'archeologia è qualcosa di culturalmente significativo soprattutto perché il processo archeologico  è significativo in sé. Come Gavin Lucas rileva (1997: 9), probabilmente i processi archeologici, come la ricerca, lo scavo, la raccolta e la conservazione, frustrerebbero le aspettative che si pongono in essi. Non è una questione di necessità che devono essere soddisfatte, infatti, ma di desideri che sono profondamente sentiti. La ricerca del passato è la ricerca di noi stessi (Holtorf, di prossima pubblicazione (b)). Di conseguenza, non riusciamo mai a rivelare abbastanza sul passato, una collezione di antichità non è mai completa, non c'è mai un numero sufficiente di siti archeologici portati alla luce. Il processo archeologico deve quindi andare avanti continuamente. L'azione non deve mai avere una battuta d'arresto.

Conclusioni

Comprensibilmente, gli archeologi spesso ritengono che la loro immagine popolare scaturisca da ciò che non riescono a fare. Vorrei suggerire, tuttavia, che sia di scarsa utilità lamentarsi che le persone che non sono esse stesse archeologi professionisti, possano avere una visione per certi versi scarsamente informata dell'archeologia professionale e dei risultati finora ottenuti. Invece, questi punti di vista sono significativi in ​​se stessi e, infine, da essi dipende una parte importante del fascino e della popolarità che l'archeologia ha, attualmente, nel suo complesso (Holtorf, di prossima pubblicazione (a)). Ciò che si richiede è piuttosto tentare di comprendere il contesto culturale da cui emerge il fascino e (forse stanno cambiando?) i bisogni culturali della gente cui bisogna dare una risposta. In altre parole, gli archeologi professionisti dovrebbero apprezzare queste visioni alternative dell'archeologia per quello che sono, piuttosto che per quello che non sono.

Vediamo, allora, in che cosa consiste il cliché che ha l'archeologia nella cultura popolare. Dopo aver sottolineato che il processo archeologico esprime il fascino della ricerca umana e idealizza la tenacia anche in circostanze avverse che, alla fine, è ricompensata dal raggiungimento di un tesoro o di nuove intuizioni. Inoltre essa dà alla gente la soddisfazione di immaginare una vita diversa, piena di missioni avventurose e propositiva, come quella dei personaggi coinvolti nella risoluzione di un mistero o nella lotta per impedire che un tesoro cada nelle mani sbagliate. Questi non sono piccoli risultati.
Probabilmente una società trae beneficio da individui che occasionalmente possono soddisfare alcuni dei loro sogni o trarne soddisfazione per essere (apparentemente) in grado di contribuire ad importanti missioni. Si rendono più felici le persone e si migliorano le storie da raccontare sia  per se stessi che per gli altri.

Una società beneficia anche della presenza di persone con una mente indagatrice e che forse sono molto più ricettivi degli studenti che apprendono sulla base di fatti già acclarati. Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781), uno dei pensatori dell'Illuminismo, ha sostenuto questo punto nel 1777 http://www.projekt.gutenberg.de/lessing/essays/wahrheit.htm :
"Nicht die Wahrheit, in Deren Besitz irgendein Mensch ist oder zu sein vermeinet, Sondern morire aufrichtige MÃ ¼ lui, morto er angewandt cappello, hinter die Wahrheit zu kommen, macht den Wert Menschen des. Denn nicht durch den Besitz, Sondern durch die Nachforschung der Wahrheit erweitern sich seine Kra ¤ fte, worin seine allein immer wachsende Vollkommenheit bestehet." In altre parole, la più preziosa verità che si possiede è la ricerca della verità attraverso un'indagine metodica. Prendere sul serio questo significa incoraggiare qualsiasi richiesta di informazioni come tale e non solo quelle che sono più simili a quelle cui siamo abituati nell'ambito professionale.

L'Archeologia professionale può dare un contributo molto significativo al raggiungimento di tali obiettivi. Non per niente Indiana Jones è, nella vita reale, un archeologo professionista che lavora in una università americana! L'archeologia professionale ha da offrire qualcosa di migliore o di superiore a quello che gli archeologi della TV, dei film o dei romanzi sono in grado di fornire. Questo non perchè essa è sempre nel giusto. È perché l'archeologia professionale può permettere alle persone di partecipare a ciò che è vero, piuttosto che guardare un film o leggere un libro. Più importante ancora è che gli archeologi possono anche rendere le persone consapevoli di concetti politici o etici molto controversi che sono a volte collegati con l'archeologia.

Quello che io suggerisco è che dovremmo avere come nostro obiettivo più importante ciò che rende il nostro campo così eccitante e così prezioso, sia nella cultura popolare che nella realtà: la possibilità di far vivere alle persone alcuni dei loro sogni e di sviluppare una mente indagatrice negli archeologi stessi, anche se solo per un giorno. Per me, i benefici ottenuti da questo modo di rapportarsi alla cultura popolare sono ciò che conta davvero nel fare archeologia.

Ringraziamenti

La ricerca su cui si è basato questo scritto è stata sostenuta da una borsa di studio Marie Curie della Commissione Europea per la ricerca sulla rappresentazione dell'Archeologia nella cultura popolare contemporanea http://www.raa.se/forskning/popkult_eng.asp . Una versione più estesa di questo articolo in svedese sarà pubblicato in una antologia di prossima pubblicazione.


Cornelius Holtorf
Riksantikvarieà ¤ mbetet
Kunskapsavdelningen
Box 5405
11484 Stoccolma
Svezia
cornelius.holtorf@raa.se
  
Referenze


Holtorf, Cornelius (2003) Archaeologie als Fiktion - Spurenlesen Anmerkungen zum. In: Spuren und Botschaften:. Interpretationen materieller Kultur A cura di U. Veit, T. Kienlin, C. KÃMMEL e S. Schmidt, pp 531-544. Münster: Waxmann.

Holtorf, Cornelius (di prossima pubblicazione (a)) Da Stonehenge a Las Vegas. . Archeologia di Cultura Popolare Walnut Creek: Altamira Press.

Holtorf, Cornelius (in corso (b)) Archa ¤ ologie als Spurensicherung. In: Die Aktualità ¤ ¤ t des Archa ologischen A cura di S. Altekamp e altri.. Frankfurt / M.: Fischer.

Lucas, Gavin (1997) dimenticare il passato. Antropologia Oggi 13 (1), febbraio 1997. 8-14.

Pallottino, Massimo (1968) Il significato di Archeologia Londra:. Thames and Hudson.

Rollins, James (2000) Scavi di New York:. Harpertorch.

Zintzen, Christiane (1998) Von Pompei nach Troja: Archa ¤ ologie, Literatur und Ã-ffentlichkeit im 19. . Jahrhundert Wien: WUV UniversitÃtsverlag.



Altre risorse

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giovedì 24 novembre 2011

Communicating Archaeology

Communicating not just the data and results, but also the energy and fascination of archaeology is essential. Archaeologists need good communication skills if they are to succeed in making the past accessible to everyone.

Traditional forms of communication in archaeology include academic publication in journals, monographs and books, or lectures in museums and colleges and public talks at monuments or excavation sites. These have been a part of modern archaeology since its beginnings in the 19th century, and are still essential. Magazines such as Current Archaeology and British Archaeology offer an up-to-date round up of current projects with features and opinion columns. Organisations such as the Council for British Archaeology (CBA) act as a central information resource.

Radio and television archaeology began in the 1950s when Sir Mortimer Wheeler became the first media celebrity archaeologist. The early TV panel game Animal, Vegetable, Mineral starred Wheeler but also occasionally featured other great archaeologists of the time, such as V. Gordon Childe. In the 1960s and 1970s, the best known UK programme was the BBC's documentary series Chronicle. The 1990s and 2000s saw a resurgence in archaeological TV programmes, to the extent that archaeology now appears on several channels almost every evening. There are many good examples (and some not so good!), but most people would probably agree that Channel 4's Time Team has been the most effective at bringing the excitements (and sometimes the frustrations) of archaeology to the wider public.

The internet has become increasingly important in communicating archaeology. Many excavation projects now have their own web site which is updated each day or week. The main organisations in archaeology have web sites, and it is now possible to do much advanced research on the internet. There is even an academic journal called internet archaeology. The only rule of internet use in archaeology is - be careful to check that the information you are accessing is legitimate! There is a lot of disinformation about, especially about such subjects as the Pyramids, the Celts, the Vikings and King Arthur.

L'archeologia umoristica di Alfred III di Windisch-Grätz

Alfred III August Karl Maria Wolfgang Fűrst zu Windisch-Grätz (Praga, 31 ottobre 1851-Tachov, 23 novembre 1927) è stato un politico, archeologo e storico austriaco.
Figlio primogenito del principe Alfred II zu Windisch-Grätz e della principessa Hedwige von Lobkowicz, apparteneva ad una famiglia dell'alta nobiltà boema reazionaria, e suo nonno, il principe Alfred I era stato uno dei maggiori esponenti del movimento contro rivoluzionario in Boemia e in Ungheria nel 1848.
Avviato molto giovane alla carriera diplomatica, studiò alla Università di Praga laureandosi in diritto e frequentò alcune corsi di archeologia alle Università di Budapest e Padova.
Eletto nel 1882 al Parlamento di Boemia come rappresentante della classe aristocratica e dei latifondisti, fece una rapida carriera politica tra il 11 novembre 1893 e il 19 giugno 1895 fu Primo Ministro dell'Impero Austro-ungarico, mantenendo però una politica moderata e di cautela, intrattenendo anche rapporti cordiali con i partiti più liberali e soprattutto incoraggio i rapporti diplomatici con la Gran Bretagna e gli USA.
Estromesso dalla carica di Primo Ministro, nel 1905 fu Ministro delle Poste e dal 1909 si ritirò in vita privata, dedicandosi alla sua passione giovanile: l'archeologia. Già nel 1899 era stato uno dei finanziatori della spedizione di Sir Arthur Evans a Cnosso, a Creta e si interessò personalmente agli scavi condotti in tutta l'aerea mediterranea, prendendo anche parte attiva agli scavi a Pompei ed Ercolano e nel 1911 pubblicò a Londra un saggio sull'archeologia in Mesopotamia e in Grecia, "Saggio sull'archeologia moderna", di carattere abbastanza soggettivo e umoristico, oltre che ricco di fonti e aneddoti di grande importanza che vanno a ricostruire la storia stessa dell'archeologia dall'epoca di Winckelmann alle esperienze allora contemporanee di Evans, che rivela in Windisch-Grätz una profonda vena umanistica unita ad una sorta di meticolosa intenzione di riportare cronologicamente tutti gli avvenimenti degli di nota sull'archeologia del XIX secolo. Grazie a questa sua mirabile opera (alla quale nel 1916, in piena guerra, aggiunse una "Storia e impressioni di Johan Winckelmann", una sorta di biografia umoristica dell'archeologo tedesco Johan Joachim Winckelmann), venne reso cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro (che era anche un diritto semi-ereditario della sua famiglia) e membro dell'Accademia Reale Svedese delle Scienze, nella quale fece il suo debutto con un nuovo saggio, "Sui tumuli di Uppsala", relativamente di minor importanza e fattezza, consistente per lo più in una descrizione non troppo accurata dei tumuli pre-vichinghi del sito svedese di Gamla Uppsala; più un onore all'Accademia che un saggio scritto di iniziativa personale, esso fu pubblicato a Stoccolma nel 1920 e a Vienna nel 1921, anche se non venne mai preso in considerazione od utilizzato dagli studiosi.
Alfred zu Windisch-Grätz aveva sposato nel 1877 la principessa Gabrielle von Auersperg, dalla quale aveva avuto tre figli.

(da Wikipedia)

Archaeology: Perception Vs. Reality

Archeo gossip

Dieci archeologi italiani da...dimenticare

di Caterina Pisu



Simone Massi, il blogger di Archeologia 2.0, ha da poco stilato la lista dei "dieci archeologi italiani da non perdere". Sembra che la prossima classifica sarà dedicata ai "dieci archeologi italiani da dimenticare". Secondo indiscrezioni si tratterebbe soprattutto di direttori di missioni archeologiche in Italia e all'estero e di ricercatori. E infatti Massi se li è puntualmente dimenticati nella prima hit-parade!


Archaeology is a brand!


The meaning of archaeology in contemporary popular culture. Fully illustrated with numerous cartoons and two flip cartoons.

Archaeology is a regular feature in daily life and popular culture—what is the impact of this fact on the field? To answer this question, Cornelius Holtorf examines and compares media portrayals of archaeology in England, Germany, Sweden and the USA. He also analyses the gaps between media presentations and audience knowledge and attraction to the subject. In his inviting, populist style, Holtorf discusses strategies with which archaeologists can engage with popular representations of themselves and their profession. Possessors of a widely recognized, positively valued and well-underpinned brand, archaeologists need to take more seriously the appeal of their work and its relationship to society and popular culture.

(text from Left Coast Press)


The rise of public archaeology, the popularity of TV archaeology, and widespread stereotypes about the profession of archaeology have changed the way archaeologists relate to the public. A socially meaningful archaeology needs to take seriously where the popular demand and the appeal of archaeology actually lie. Arguably non-archaeologists know better what the subject is all about than most of its professionals do. This is the first full-length study of the meaning of archaeology in contemporary popular culture. It is fully illustrated with cartoons by Quentin Drew.
In popular culture archaeology is associated with adventurous fieldwork, criminological clue-hunting, great revelations, and responsible care for threatened resources. The emphasis is on doing archaeology rather than on its actual results. Cornelius Holtorf argues in this provocative account of more than two years of research that archaeological companies and institutions are not in the business of understanding the past but of enhancing peoples lives through adventures, mysteries, and revelations and by offering a chance to care. Archaeology may be an academic discipline but even more so it is a widely recognized, positively valued and well underpinned brand.
As we can expect from Cornelius Holtorf, the book contains not only its share of facts and analysis but also more than a few controversial arguments about the present and future roles of archaeology in society. It is unmissable for professional archaeologists working in the heritage sector as well as for students of archaeology, anthropology, heritage and museum studies, cultural studies, science studies, and related disciplines.

(text from Archaeopress)

mercoledì 23 novembre 2011

Le papere di Roberto Giacobbo


Archaeology Definition

A Compilation of Quotes by Geoff Carver

By K. Kris Hirst, About.com Guide


Archaeology has been defined by many people in many different ways in the 150 years of the study. Of course, some of the differences reflect the history of archaeology and how it has changed over time, becoming more of a science, and becoming more involved with human behaviors. But mostly the definitions reflect how people look at and feel about archaeology. Archaeologists speak from their varied experiences in the field and in the lab. Non-archaeologists speak from their vision of the archaeology, as filtered by what archaeologists say, and by what the popular media presents the study as. In my opinion, all of these definitions are valid expressions of what archaeology is.

Define Archaeology

"[Archaeology is] the discipline with the theory and practice for the recovery of unobservable hominid behavior patterns from indirect traces in bad samples." (David Clarke).
"Archaeology is the scientific study of peoples of the past... their culture and their relationship with their environment. The purpose of archaeology is to understand how humans in the past interacted with their environment, and to preserve this history for present and future learning." (Larry J. Zimmerman)
"Historical archaeology is more than just a treasure hunt. It is a challenging search for clues to the people, events, and places of the past." (Society for Historical Archaeology)
"Archaeology is our way of reading that message and understanding how these peoples lived. Archaeologists take the clues left behind by the people of the past, and, like detectives, work to reconstruct how long ago they lived, what they ate, what their tools and homes were like, and what became of them." (State Historical Society of South Dakota)
"Archaeology is the scientific study of past cultures and the way people lived based on the things they left behind." (Alabama Archaeology)
"Archaeology is not a science because it does not apply any recognised model has no validity: each science studies a different subject and therefore uses, or could use, a different model." (Merilee Salmon, as quoted by Andrea Vianello)

Archaeology Definition: A Mind-Numbing Job

"[Archaeology is] the most mind-numbing job on the planet" (Bill Watterson)
"Archeology is... the most fun you can have with your pants on." (Kent V. Flannery)
"[Archaeology] seeks to discover how we became human beings endowed with minds and souls before we had learned to write." (Grahame Clarke)
"Archaeology puts all human societies on an equal footing." (Brian Fagan)
"Archeology is the only branch of anthropology where we kill our informants in the process of studying them." (Kent Flannery)
"The archaeologist partakes of, contributes to, is validated by, and dutifully records present-day social and political structures in the identification of research problems and in the interpretation of findings." (Joan Gero)
"Archaeology is not simply the finite body of artefactual evidence uncovered in excavations. Rather, archaeology is what archaeologists say about that evidence. It is the ongoing process of discussing the past which is, in itself, an ongoing process. Only recently have we begun to realise the complexity of that discourse. ... [T]he discipline of archaeology is a site of disputation--a dynamic, fluid, multidimensional engagement of voices bearing upon both past and present." (John C. McEnroe)
"[Archaeology] is not what you find, it’s what you find out." (David Hurst Thomas)
"Indeed, archaeology is only really delightful when transfused into some form of art." (Oscar Wilde)

Archaeology Definition: The Search for Fact

"Archaeology is the search for fact, not truth." (Indiana Jones)
"An aware, responsible and engaged global archaeology might be a relevant, positive force which recognizes and celebrates difference, diversity and real multivocality. Under common skies and before divided horizons, exposure to global difference and alterity prompts us all to seek responses and responsibility." (Lynn Meskell)
"Archaeology is the study of humanity itself, and unless that attitude towards the subject is kept in mind archaeology will be overwhelmed by impossible theories or a welter of flint chips." (Margaret Murray)
"Archaeology is the only discipline that seeks to study human behavior and thought without having any direct contact with either." (Bruce G. Trigger)

Archaeology Definition: A Voyage to the Past

"Archaeology is our voyage to the past, where we discover who we were and therefore who we are." (Camille Paglia)
"New World archaeology is anthropology or it is nothing." (Philip Phillips).
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Geoff Carver has collected numerous quotations from archaeologists trying to define whatever it is we study. 

Geoff Carver's Collection of Archaeology Definitions

"Archaeology is that branch of science which is concerned with past phases of human culture; in practice it is concerned more, but not exclusively, with early and prehistoric phases than with those illustrated by written documents." O.G.S. Crawford, 1960. Archaeology in the Field. Phoenix House, London.
"[Archaeology] is the method of finding out about the past of the human race in its material aspects, and the study of the products of this past." Kathleen Kenyon, 1956. Beginning in Archaeology. Phoenix House, London.

Archaeology Definition: A Few Thousand Years

"Archaeology... deals with a period limited to a few thousand years and its subject is not the universe, not even the human race, but modern man." C. Leonard Woolley, 1961. Digging up the Past. Penguin, Harmondsworth.
"Archaeology is what archaeologists do." David Clarke, 1973 Archaeology: the loss of innocence. Antiquity 47:6-18.
"Archaeology is, after all, one discipline." David Clarke, 1973 Archaeology: the loss of innocence. Antiquity 47:6-18.

Defining Archaeology: The Value of an Object

"Field Archaeology is the application of scientific method to the excavation of ancient objects, and it is based on the theory that the historical value of an object depends not so much on the nature of the object itself as on its associations, which only scientific excavation can detect... digging consists very largely in observation, recording and interpretation." C. Leonard Woolley, 1961. Digging up the Past. Penguin, Harmondsworth.
"Archaeology – the knowledge of how man has acquired his present position and powers – is one of the widest studies, best fitted to open the mind, and to produce that type of wide interests and toleration which is the highest result of education." William Flinders Petrie, 1904 Methods and Aims in Archaeology. Macmillan and Co., London.

Archaeology Definition: Not Things, But People

"If there be a connecting theme in the following pages, it is this: an insistence that the archaeologist is digging up, not things, but people." R.E. Mortimer Wheeler, 1954. Archaeology from the Earth. Oxford University Press, Oxford.
"Field archaeology is, not surprisingly, what archaeologists do in the field. However, it also has a considerable pre-field element and an even more considerable post-field element. Sometimes the term ‘field archaeology’ is used only to refer to techniques, other than excavation, used by archaeologists in the field. ‘Field archaeology’ used in this way refers essentially to the battery of non-destructive field techniques used to locate areas of archaeological interest (sites)". Peter L. Drewett, 1999. Field Archaeology: An Introduction. UCL Press, London.
"We are concerned here with methodical digging for systematic information, not with the upturning of earth in a hunt for the bones of saints and giants or the armoury of heroes, or just plainly for treasure". R.E. Mortimer Wheeler, 1954. Archaeology from the Earth. Oxford University Press, Oxford.

Archaeology Definition: The Material Remains of the Human Past

"The Greeks and Romans, though they were interested in the early development of man and in the status of their barbarian neighbours, did not develop the necessary prerequisites for writing prehistory, namely the collection, excavation, classification, description and analysis of the material remains of the human past." Glyn E. Daniel, 1975. A Hundred and Fifty Years of Archaeology. 2nd ed. Duckworth, London.
"[Archaeology] researches tending to illustrate the monuments and remains of antiquity." T. J. Pettigrew, 1848. Introductory address. Transactions of the British Archaeological Association 1-15.
"So lässt sich Archäologie bestimmen als die Wissenschaft vom materiellen Erbe der antiken Kulturen des Mittelmeerraumes." German. August Herman Niemeyer, cited in C. Häuber and F. X. Schütz, 2004. Einführung in Archäologische Informationssysteme (AIS): Ein Methodenspektrum für Schule, Studium und Beruf mit Beispielen auf CD. Philipp von Zabern, Mainz am Rhein.

More Definitions



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Una raccolta di Citazioni di Geoff Carver
Di K. Kris Hirst, About.com Guide


L'Archeologia è stata definita da molte persone in molti modi diversi in 150 anni di studi. Naturalmente, le differenze che si rilevano riflettono la storia stessa dell'archeologia e di come essa è cambiata nel tempo, diventando più di una scienza, e sempre più facente parte della vita dell'uomo. Le definizioni date all'Archeologia fanno anche riflettere su come le persone guardano e sentono l'archeologia. Gli archeologi parlano dalle loro diverse esperienze sul campo e in laboratorio. I non archeologi parlano dal loro visione della archeologia, filtrata da quello che dicono gli archeologi ed anche dalla presentazione che ne fanno i media popolari. A mio parere, tutte queste definizioni sono espressioni valide di ciò che è l'archeologia. 
Definizioni di Archeologia:
"[L'archeologia è] la disciplina che con la teoria e la pratica è finalizzata al recupero di modelli di comportamento ominide non osservabili attraverso tracce indirette rinvenute in pessimi campioni". (David Clarke).
"L'archeologia è lo studio scientifico dei popoli del passato ... la loro cultura e il loro rapporto con l'ambiente. Lo scopo dell'archeologia è quello di capire come gli esseri umani in passato hanno interagito con l'ambiente, e di preservare questa storia per l'apprendimento presente e futuro . " (Larry J. Zimmerman)
"L'Archeologia storica è più di una semplice caccia al tesoro. Si tratta di una stimolante ricerca di indizi di persone, eventi e luoghi del passato." (Society for historical archaeology)
"L'Archeologia è il nostro modo di leggere quel messaggio e capire come questi popoli vivevano. Gli archeologi prendono gli indizi lasciati dalla gente del passato, e, come i detectives, lavorano per ricostruire quanto tempo fa vivevano, cosa mangiavano, quali erano i loro strumenti, come erano le loro case, come e che cosa è avvenuto di loro." (State Historical Society of South Dakota)
"L'archeologia è lo studio scientifico delle culture del passato e di come la gente viveva in base alle cose che hanno lasciato." (Alabama Archaeology)
"L'archeologia non è una scienza, perché non applica alcun modello riconosciuto valido: ogni scienza studia un argomento diverso e quindi utilizza, o potrebbe usare, un modello diverso". (Merilee Salmon, citata da Andrea Vianello)
"[L'archeologia è] il più noioso lavoro del pianeta" (Bill Watterson)
"L'Archeologia ... è la cosa più divertente che puoi fare con i pantaloni". (Kent V. Flannery)
"[L'Archeologia] cerca di scoprire come siamo diventati esseri umani dotati di menti di anime prima ancora di avere imparato a scrivere." (Grahame Clarke)
"L'Archeologia mette tutte le società umane in condizioni di parità". (Brian Fagan)
"L'Archeologia è l'unico ramo dell'antropologia dove uccidiamo i nostri informatori mentre li studiamo". (Kent Flannery)
"L'archeologo partecipa, contribuisce, convalida e registra diligentemente le strutture sociali e politiche attuali per identificare problemi di ricerca e di interpretazione dei risultati." (Joan Gero)
"L'archeologia non è solo l'insieme degli artefatti scoperti negli scavi. Piuttosto, l'archeologia è ciò che gli archeologi dicono riguardo tali evidenze. Essa è il processo di discussione in corso sul passato che è già, di per sé, un processo in corso. Solo recentemente abbiamo cominciato a renderci conto della complessità di quel discorso ... [L] a disciplina archeologica è un luogo di disputa -. dinamico, fluido, è il coinvolgimento multidimensionale di voci che influenzano il passato e presente " (John C. McEnroe)
"[L'Archeologia] non è quello che si trova, è quello che si scopre". (David Hurst Thomas)
"In effetti, l'archeologia è realmente piacevole quando si transfonde in una qualche forma di arte". (Oscar Wilde)
"L'archeologia è la ricerca dei fatti, non è la verità." (Indiana Jones)
"Un'archeologia consapevole, responsabile e impegnata globalmente potrebbe essere una rilevante forza positiva che riconosce e celebra la differenza, la diversità e la reale multivocalità. Sotto un cielo comune e prima di orizzonti divisi, essa evidenzia le differenze globali e le alterità, spingendoci tutti a cercare risposte e responsabilità. " (Lynn Meskell)
"L'archeologia è lo studio dell'umanità stessa, a meno che essa non sia travolta da teorie impossibili o da un'accozzaglia di schegge di selce". (Margaret Murray)
"L'archeologia è l'unica disciplina che cerca di studiare il comportamento e il pensiero umano senza avere alcun contatto diretto con entrambi." (Bruce G. Trigger)
"L'archeologia è il nostro viaggio nel passato, dove scopriamo chi eravamo e quindi quello che siamo." (Camille Paglia)
"L'archeologia del Nuovo Mondo è l'antropologia o non è nulla." (Philip Phillips).
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Geoff Carver ha raccolto numerose citazioni da archeologi cercando di definire che cos'è che studiamo.

 
Collezione Geoff Carver - Definizione di Archeologia:
"L'archeologia è quella branca della scienza che si occupa di fasi passate della cultura umana, in pratica è interessata di più, ma non esclusivamente, alle prime fasi della preistoria che non a quelle illustrate da documenti scritti." O.G.S. Crawford, 1960. Archaeology in the field. Phoenix House, Londra.

"[L'Archeologia] è il metodo per scoprire il passato della razza umana nei suoi aspetti materiali e lo studio dei prodotti di questo passato." Kathleen Kenyon, 1956. Beginning in Archaeology. Phoenix House, Londra.
"L'Archeologia ... si occupa di un periodo limitato a qualche migliaio di anni e il suo soggetto non è l'universo, nemmeno la razza umana, ma l'uomo moderno." C. Leonard Woolley, 1961. Digging up the past. Penguin, Harmondsworth.
"L'archeologia è quello che gli archeologi fanno." David Clarke, 1973 Archeologia: the loss of innocence. Antichità 47:6-18.
"L'archeologia è, dopo tutto, una disciplina". David Clarke, 1973 Archeologia: the loss of innocence. Antichità 47:6-18.
"L'Archeologia da campo è l'applicazione del metodo scientifico per lo scavo di oggetti antichi, e si basa sulla teoria che il valore storico di un oggetto non dipende tanto dalla natura dell'oggetto stesso, come dalle sue associazioni, che solo lo scavo scientifico è in grado di rilevare ... lo scavo è costituito in gran parte da osservazione, registrazione e interpretazione. " C. Leonard Woolley, 1961. Digging up the past. Penguin, Harmondsworth.
"L'Archeologia - la conoscenza di come l'uomo ha acquisito la sua attuale posizione e potere - è uno degli studi più adatti ad aprire la mente e a produrre quel tipo di interessi ampio e la tolleranza che è il risultato più alto dell'istruzione." William Flinders Petrie, 1904 Metodi e obiettivi in ​​Archeologia. Macmillan and Co., a Londra.
"Se c'è un tema di collegamento nelle pagine seguenti, è questo: la convinzione che l'archeologo scava non le cose, ma la gente" R.E. Mortimer Wheeler, 1954. Archeologia dalla Terra. Oxford University Press, Oxford.
"L'Archeologia da campo è, non sorprendentemente, quello che gli archeologi fanno sul campo. Tuttavia, ha anche un notevole elemento di pre-campo e uno ancor più notevole di post-campo. A volte l'archeologia da campo' è un termine usato solo per riferirsi alle diverse tecniche di scavo utilizzate dagli archeologi. L''archeologia da campo', in questo senso si riferisce essenzialmente all'insieme delle tecniche non distruttive utilizzate per individuare aree di interesse archeologico (siti) ". Peter L. Drewett, 1999. Field Archaeology: Introduzione. UCL Press, Londra.
"Ci occupiamo di scavi metodici per avere informazioni sistematiche, non del rovistamento della terra a caccia di ossa di santi e di giganti o delle armi degli eroi, o semplicemente di un tesoro". R.E. Mortimer Wheeler, 1954. Archeologia dalla Terra. Oxford University Press, Oxford.
"I Greci e Romani, sebbene fossero interessati allo sviluppo precoce dell'uomo e alla condizione dei loro vicini barbari, non hanno sviluppato i requisiti necessari per scrivere la preistoria, cioè la raccolta, lo scavo, la classificazione, la descrizione e l'analisi del materiale che proviene dal passato dell'uomo. " Glyn Daniel E., 1975. Un secolo e mezzo di Archeologia. 2nd ed. Duckworth, Londra.
"[L'Archeologia] è l'insieme delle ricerche tendenti ad illustrare i monumenti e resti delle antichità". T. J. Pettigrew, 1848. Discorso introduttivo. Le attività della British Archaeological Association 1-15.
"
Così l'archeologia può essere definita come la scienza che studia il patrimonio materiale delle culture del Mediterraneo antico". Tedesco. Agosto Herman Niemeyer, citato in C. Hauber e FX Schütz, 2004. Einführung in Archäologische Informationssysteme (AIS): Ein Methodenspektrum für Schule, Studium Beruf und mit Beispielen auf CD. Philipp von Zabern, Mainz am Rhein.
Questa funzione è parte della Guida About.com per Definizioni dei campi di Archeologia e discipline affini.