Il sito della Custodia Terrae Sanctae, gestito dai Francescani Missionari al servizio della Terra Santa, ha reso disponibile una ricostruzione virtuale in 3D della Casa di Pietro, Cafarnao, fine I secolo d. C.
Affacciata alla spiaggia del lago l’abitazione formava la punta sud-orientale di un grande quartiere abitato. Il complesso aveva la porta principale sul lato orientale, davanti ad uno spiazzo aperto (cfr. “tutta la città era riunita davanti alla porta” Mc 1,32-34; Mt 8,16-17; Lc 4,40-41). Lo stipite della porta conserva le tracce dei battenti che venivano sprangati dall’interno quando a sera ci si ritirava per trascorrere la notte.
La casa doveva ospitare diverse famiglie dello stesso clan o parentela -Pietro, suo fratello Andrea, la suocera di Pietro- che vivevano in locali separati e aperti sui cortili comuni.
Oltrepassata la porta di ingresso si entrava nel primo cortile di nord-ovest, pavimentato in acciottolato e terra battuta, su cui si affacciavano diverse stanze. Alcuni ambienti servivano come ripostiglio delle derrate, altri potevano servire per stendere le stuoie dove dormire la sera e per svolgere piccoli lavori quotidiani. Un secondo cortile si trovava a sud. La maggior parte della giornata veniva trascorsa nei cortili che potevano essere ombreggiati da tettoie e comunicavano tra loro attraverso passaggi aperti nelle stanze. Nei cortili si trovava il forno in argilla refrattaria per cuocere il pane e non è difficile immaginare una quotidianità fatta di donne che chiacchieravano sbrigando le faccende di casa, bambini che giocavano, uomini che riposavano dopo la pesca notturna.
E’ attendibile ritenere che una parte specifica dell’abitazione, su cui si concentrarono tutte le successive trasformazioni, fosse abitata dai famigliari di Pietro, dove Gesù fu accolto ed ospitato.
Di questa stanza si sono conservate stralci di mura e pavimentazioni sovrapposte in acciottolato di basalto e battuto di terra. Frammenti di ceramica di uso comune specialmente di anfore, tegami e ciotole fanno pensare ad una stanza dove si svolgevano attività quotidiane, comuni agli altri ambienti della casa.
Storia degli scavi
La prima scoperta della rovina dell'antica Cafarnao, nel 1838, sono attribuite all'esploratore americano Edward Robinson.
In seguito, nel 1866, il capitano brittanico Charles W. Wilson identificò i resti della sinagoga, e nel 1894, il frate francescano Giuseppe Baldi da Napoli (Custode di Terra Santa), riuscì a ricuperare buona parte delle rovine in possesso dei beduini e le misero in sicurezza. L'archeologo francescano Virgilio Corbo si occupò del recupero della zona archeologica e fece costruire anche un porticciolo lacustre.
Nel 1905 furono avviati scavi intensivi, diretti dagli archeologi tedeschi Heinrich Kohl e Carl Watzinger, proseguiti dagli archeologi francescani Vendelin von Benden (1905-1915) e Gaudenzio Orfali (1921-1926).
Furono scoperti due edifici pubblici, la sinagoga (che venne restaurata parzialmente da fra Orfali), e una chiesa ottagonale. Successivamente, nel 1968, gli scavi nella porzione ovest del sito (in amministrazione ai francescani) vennero ripresi da Corbo e da Stanislao Loffreda, con l'assistenza finanziaria del governo italiano. Durante questa fase, la maggiore scoperta è stata quella di una casa che veniva proclamata come la casa di San Pietro, in un quartiere del villaggio attorno risalente al primo secolo AD
La casa di San Pietro
Fu scoperto un isolato, denominato dagli archeologi francescani "insula santa" ("insula" in latino definisce un isolato di case non lussuose attorno ad un cortile). A metà strada tra la sinagoga e la costa lacustre, si scoprì un edificio pregiato, a pianta ottagonale, vicino al fronte del labirinto delle case di pescatori, appartenenti a diversi periodi storici.
Sono stati identificati tre strati archeologici principali:
- Un gruppo di case private costruite attorno al I secolo a.C. che rimase in uso fino al IV secolo.
- La grande trasformazione di una di queste case nel IV secolo A.D.
- La chiesa ottagonale costruita a metà del V secolo A.D.
Gli scavatori conclusero che una casa nel villaggio era stata venerata come la casa di Kefa il pescatore, poi diventata la casa-chiesa di San Pietro verso la metà del I secolo, luogo che in seguito vide la costruzione di due chiese sovrapposte.
Affacciata alla spiaggia del lago l’abitazione formava la punta sud-orientale di un grande quartiere abitato. Il complesso aveva la porta principale sul lato orientale, davanti ad uno spiazzo aperto (cfr. “tutta la città era riunita davanti alla porta” Mc 1,32-34; Mt 8,16-17; Lc 4,40-41). Lo stipite della porta conserva le tracce dei battenti che venivano sprangati dall’interno quando a sera ci si ritirava per trascorrere la notte.
La casa doveva ospitare diverse famiglie dello stesso clan o parentela -Pietro, suo fratello Andrea, la suocera di Pietro- che vivevano in locali separati e aperti sui cortili comuni.
Oltrepassata la porta di ingresso si entrava nel primo cortile di nord-ovest, pavimentato in acciottolato e terra battuta, su cui si affacciavano diverse stanze. Alcuni ambienti servivano come ripostiglio delle derrate, altri potevano servire per stendere le stuoie dove dormire la sera e per svolgere piccoli lavori quotidiani. Un secondo cortile si trovava a sud. La maggior parte della giornata veniva trascorsa nei cortili che potevano essere ombreggiati da tettoie e comunicavano tra loro attraverso passaggi aperti nelle stanze. Nei cortili si trovava il forno in argilla refrattaria per cuocere il pane e non è difficile immaginare una quotidianità fatta di donne che chiacchieravano sbrigando le faccende di casa, bambini che giocavano, uomini che riposavano dopo la pesca notturna.
E’ attendibile ritenere che una parte specifica dell’abitazione, su cui si concentrarono tutte le successive trasformazioni, fosse abitata dai famigliari di Pietro, dove Gesù fu accolto ed ospitato.
Di questa stanza si sono conservate stralci di mura e pavimentazioni sovrapposte in acciottolato di basalto e battuto di terra. Frammenti di ceramica di uso comune specialmente di anfore, tegami e ciotole fanno pensare ad una stanza dove si svolgevano attività quotidiane, comuni agli altri ambienti della casa.
Storia degli scavi
La prima scoperta della rovina dell'antica Cafarnao, nel 1838, sono attribuite all'esploratore americano Edward Robinson.
In seguito, nel 1866, il capitano brittanico Charles W. Wilson identificò i resti della sinagoga, e nel 1894, il frate francescano Giuseppe Baldi da Napoli (Custode di Terra Santa), riuscì a ricuperare buona parte delle rovine in possesso dei beduini e le misero in sicurezza. L'archeologo francescano Virgilio Corbo si occupò del recupero della zona archeologica e fece costruire anche un porticciolo lacustre.
Nel 1905 furono avviati scavi intensivi, diretti dagli archeologi tedeschi Heinrich Kohl e Carl Watzinger, proseguiti dagli archeologi francescani Vendelin von Benden (1905-1915) e Gaudenzio Orfali (1921-1926).
Furono scoperti due edifici pubblici, la sinagoga (che venne restaurata parzialmente da fra Orfali), e una chiesa ottagonale. Successivamente, nel 1968, gli scavi nella porzione ovest del sito (in amministrazione ai francescani) vennero ripresi da Corbo e da Stanislao Loffreda, con l'assistenza finanziaria del governo italiano. Durante questa fase, la maggiore scoperta è stata quella di una casa che veniva proclamata come la casa di San Pietro, in un quartiere del villaggio attorno risalente al primo secolo AD
La casa di San Pietro
Fu scoperto un isolato, denominato dagli archeologi francescani "insula santa" ("insula" in latino definisce un isolato di case non lussuose attorno ad un cortile). A metà strada tra la sinagoga e la costa lacustre, si scoprì un edificio pregiato, a pianta ottagonale, vicino al fronte del labirinto delle case di pescatori, appartenenti a diversi periodi storici.
Sono stati identificati tre strati archeologici principali:
- Un gruppo di case private costruite attorno al I secolo a.C. che rimase in uso fino al IV secolo.
- La grande trasformazione di una di queste case nel IV secolo A.D.
- La chiesa ottagonale costruita a metà del V secolo A.D.
Gli scavatori conclusero che una casa nel villaggio era stata venerata come la casa di Kefa il pescatore, poi diventata la casa-chiesa di San Pietro verso la metà del I secolo, luogo che in seguito vide la costruzione di due chiese sovrapposte.
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